Leone Mario

di Raimondo
12 Febbraio 1892 - 06 Dicembre 1917, a Limena
Comune di Residenza
Cagliari
Tipologia del decesso
morto per suicidio
Medaglie
Decorato di medaglia d'argento al v.m.
Arruolamento al distretto militare di Cagliari
Mandamento di Cagliari
Circondario di Cagliari

Provincia di Cagliari
Sub provincia territoriale/geografica di Campidano di Cagliari
Note
Sebbene ancora non in possesso del ruolo matricolare, da un carteggio epistolare di collezione di Andrea De Toni (Spilimbergo, PN), sappiamo che Mario Leone fu dal novembre 1916 ad Istrago di Spilimbergo come allievo pilota per l’addestramento sul dirigibile M9 al comando di Giuseppe Valle (Sassari 1886 - Roma 1975), in seguito capo di Stato maggiore della Regia aeronautica. Successivamente fu trasferito a Casarsa della Delizia (PN) per operare anche col dirigibile M10. Col comandante Valle prese parte a varie operazioni che gli fruttarono la medaglia d’argento al v.m. «Ufficiale di bordo in un dirigibile, con intelligenza, perizia e ardimento prese attiva parte a varie riuscite azioni di bombardamento di opere militari e ferroviarie del nemico, nonostante le avverse condizioni atmosferiche e l’intenso fuoco delle artiglierie. Cielo del Carso, 19 settembre 1916-22 aprile 1917». Mentre era di stanza a Istrago Mario Leone ebbe un’intensa relazione d’amore con Leny, una giovane di Spilimbergo. Ed è proprio grazie alla sua ultima, commovente e – oggi aggiungiamo – tragica lettera alla fidanzata (messa a disposizione dal Sig. Andrea De Toni, cui dobbiamo anche la visione degli atti di nascita e di morte e l’acquisizione della fotografia, e a cui va il più sentito ringraziamento) che sappiamo che il giovane, al momento del decesso, non era più operativo sui dirigibili in Friuli, ma presso l’Ufficio Difesa del Comando supremo a Limena (PD), nel Veneto, a seguito della disfatta di Caporetto. E che era lì in servizio, ancora in data 31 novembre, perciò appena 5 giorni prima della morte. La lettera è una testimonianza toccante, sia in relazione alla tragica ora del Paese (è scritta poco tempo dopo la disfatta di Caporetto e l’arretramento sulla linea del Piave: 24 ottobre - 8 novembre 1917), sia in relazione alla sua situazione personale e alla probabile causa del suo decesso. Il giovane da un lato appare sofferente per le sorti della Patria ma anche fiducioso in un suo riscatto, dall’altro dichiara una sorta di stress psicologico se non di esaurimento nervoso («L’attuale impiego mi tiene molto lontano dai pericoli ma mi addossa responsabilità impari alla mia cultura e al mio carattere. Passo ore d’indicibile scoraggiamento e mi pare che il cervello non corrisponda alla volontà che si conserva attiva e tenace. Sono in realtà scosso da questi ultimi tragici fatti e non ho più la prontezza di una volta. Sono invecchiato di mente e di energia non ostante che il fisico abbia in apparenza migliorato»). Insomma, non sappiamo ufficialmente di cosa sia morto Mario Leone nella sua abitazione a Limena alle 7 del mattino, ma i passi riportati nella lettera e la sua assenza dall’Albo d’Oro danno adito alla tragica ipotesi di un atto estremo come il suicidio. Si trascrive per intero questa ultima commovente lettera del capitano Mario Leone: «Carissima Leny, rimandando di giorno in giorno, in attesa di avere un quarto d’ora di tempo, per dedicarlo tranquillamente a te, non so fino a quando avrei rimandato il desiderio vivissimo che avevo di scriverti un po’ più a lungo del consueto. Ho letto con profonda commozione le tue due lettere, l’ultima in specie che mi appare sostenuta, aveva in essenza tutta la tua anima dolorante e afflitta dagli avvenimenti ultimi. Al riguardo se lasciassi libero il mio cuore riempirei pagine e pagine narrandoti tutte le ore dolorosissime che anch’io ho trascorse e farei ancora del male al tuo sensibile animo già tanto duramente provato. Sappi che i primi di novembre - [i giorni della disfatta, n.d.r.] li ho vissuti tra Tauriano e Spilimbergo. Che giorni di strazio! A Texis trovai profughi di Spilimbergo che mi conobbero e mi parlarono. Fra essi un sagrestano del Duomo che mi annunciò la partenza della nonna e mi mostrò le chiavi di casa vostra che lui ebbe in consegna. Dei danni sofferti, fino alla mia permanenza, dalla cittadina furono insignificanti e ritengo che tuttora l’odiato nemico abbia risparmiato gli edifici nel suo stesso interesse. Quale sorte sarà riservata in avvenire? Ripeteranno le vandaliche distruzioni del Belgio quando per forza delle armi nostre saranno costretti a rivarcare i confini sacri d’Italia? Ne vedremo presto l’esito. Dalla mamma da Cagliari mi è pervenuta una lettera che mi ha sollevato lo spirito, per quanto nulla di preciso mi abbia comunicato dei miei fratelli Pippo e Lorenzo. Tu non devi affatto preoccuparti per altro trasferimento. Le cose, che qui si sentono meglio che dai giornali sono assai assai confortanti. Sulla mia permanenza a Limena e all’Ufficio Difesa del Comando Supremo non posso io stesso supporre la durata. I tormenti sono eccezionali ed è da attendersi cambiamenti repentini di impiego. Già altri miei colleghi di Ufficio hanno raggiunto reparti dell’Arma in linea e non escludo che presto o tardi debba capitarci anch’io che non ci sono mai stato. L’attuale impiego mi tiene molto lontano dai pericoli ma mi addossa responsabilità impari alla mia cultura e al mio carattere. Passo ore d’indicibile scoraggiamento e mi pare che il cervello non corrisponda alla volontà che si conserva attiva e tenace. Sono in realtà scosso da questi ultimi tragici fatti e non ho più la prontezza di una volta. Sono invecchiato di mente e di energia non ostante che il fisico abbia in apparenza migliorato. Ho ricevuto stamane per la seconda volta una cartolina indirizzata da voi tutte, in più figurava la firma di Carlo e P. Toschi che non ricordo chi sia. Ringrazia tutti del pensiero gentile e affettuoso. Perché tu non possa pensare male bisogna che ti informi della poca mia libertà che non può concedermi che pochi minuti giornalieri per darti notizie. Accontentati. Cara mia Leny, animo, animo verranno e presto giorni migliori. Un saluto e un bacio dal tuo Mario».

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